Il Mojoca è un movimento autogestito di ragazze e ragazzi di
strada, fondato a metà degli anni novanta con l’aiuto di Gerard
Lutte a Città del Guatemala. Si tratta di un progetto
rivoluzionario, nato in un contesto dominato da organizzazioni
“benefiche” gerarchiche e coercitive, che si arrogano il diritto
di recludere i ragazzi di strada “per il loro bene”, di decidere
i tempi e i modi della loro “salvezza”, ignorandone sogni e
desideri, come se non avessero la capacità e il diritto
all’autodeterminazione.
Il Mojoca pensa differente: nessuno salva nessuno, ma ciascuno
decide per sé e si mette a disposizione degli altri. In poche
parole, un ragazzo che vive in strada può decidere di uscirne e
approfittare delle opportunità di studio e lavoro che il Movimento
offre. Inizia così un percorso in cui la persona si fa
progressivamente carico del proprio progetto di vita, consegue un
titolo di studio, impara un mestiere, trova un lavoro e una casa. E
quando ne sarà in grado sarà lui a dare un aiuto ai propri compagni
che ancora vivono in strada. Tutti i ragazzi che fanno parte del
Mojoca partecipano alle decisioni che li riguardano, senza ingerenze
esterne, e nel fare questo creano una cultura nuova per il loro
Paese, una cultura destinata a prendere piede e a cambiare lentamente
le cose.
decide per sé e si mette a disposizione degli altri. In poche
parole, un ragazzo che vive in strada può decidere di uscirne e
approfittare delle opportunità di studio e lavoro che il Movimento
offre. Inizia così un percorso in cui la persona si fa
progressivamente carico del proprio progetto di vita, consegue un
titolo di studio, impara un mestiere, trova un lavoro e una casa. E
quando ne sarà in grado sarà lui a dare un aiuto ai propri compagni
che ancora vivono in strada. Tutti i ragazzi che fanno parte del
Mojoca partecipano alle decisioni che li riguardano, senza ingerenze
esterne, e nel fare questo creano una cultura nuova per il loro
Paese, una cultura destinata a prendere piede e a cambiare lentamente
le cose.
Laboratorio di pasticceria del Mojoca |
Ma chi sono i ragazzi di strada? Di chi stiamo parlando?
Parliamo di persone che per motivi diversi si ritrovano a vivere
nelle strade di Città del Guatemala, spesso a partire da un’età ad
una sola cifra. Parliamo di bambini maltrattati, che subiscono
abusi all’interno delle proprie famiglie. Oppure vittime di
povertà estrema, o di contesti familiari multi-problematici.
Ogni storia è diversa, ma in generale parliamo di giovani che
prendono una decisione dura: “Basta! Me ne vado in strada.” E da
quel giorno iniziano una vita nuova, in cui devono badare a loro
stessi. In un certo senso è per loro una bella avventura, che ha il
sapore della libertà. Ma l’avventura si trasforma presto in una
prigione, fatta di droghe e altre violenze, questa volta da parte di
altri “abitanti” della strada, o della polizia.
Parliamo di persone che per motivi diversi si ritrovano a vivere
nelle strade di Città del Guatemala, spesso a partire da un’età ad
una sola cifra. Parliamo di bambini maltrattati, che subiscono
abusi all’interno delle proprie famiglie. Oppure vittime di
povertà estrema, o di contesti familiari multi-problematici.
Ogni storia è diversa, ma in generale parliamo di giovani che
prendono una decisione dura: “Basta! Me ne vado in strada.” E da
quel giorno iniziano una vita nuova, in cui devono badare a loro
stessi. In un certo senso è per loro una bella avventura, che ha il
sapore della libertà. Ma l’avventura si trasforma presto in una
prigione, fatta di droghe e altre violenze, questa volta da parte di
altri “abitanti” della strada, o della polizia.
Una simile scelta segna anche l’uscita dalla società
rispettabile, come raccontano molti ragazzi: “La gente ci guarda
con disprezzo, come se fossimo spazzatura.” Quello sguardo è la
cosa più dura del vivere in strada, più della fame e del freddo,
più delle botte. Il disprezzo della gente non fa che sgretolare
sempre di più la loro fragile autostima, perpetuando la loro
situazione di outsiders. Il Mojoca è per loro un’opportunità di
reagire, di rompere il circolo vizioso della strada e delle droghe,
di rientrare a far parte della società e dimostrare a se stessi e
agli altri di “valere come persona”.
rispettabile, come raccontano molti ragazzi: “La gente ci guarda
con disprezzo, come se fossimo spazzatura.” Quello sguardo è la
cosa più dura del vivere in strada, più della fame e del freddo,
più delle botte. Il disprezzo della gente non fa che sgretolare
sempre di più la loro fragile autostima, perpetuando la loro
situazione di outsiders. Il Mojoca è per loro un’opportunità di
reagire, di rompere il circolo vizioso della strada e delle droghe,
di rientrare a far parte della società e dimostrare a se stessi e
agli altri di “valere come persona”.
In questi tempi di crisi nemmeno il Mojoca se la passa troppo
bene. Per mandare avanti la propria scuola, i laboratori
professionali, i propri uffici e, in generale, la propria struttura,
ha bisogno di una mano. Molte delle fonti di finanziamento che negli
anni hanno supportato il Movimento sono venute meno, ma
non tutto è perduto. Per questo c’è bisogno del vostro
aiuto.
bene. Per mandare avanti la propria scuola, i laboratori
professionali, i propri uffici e, in generale, la propria struttura,
ha bisogno di una mano. Molte delle fonti di finanziamento che negli
anni hanno supportato il Movimento sono venute meno, ma
non tutto è perduto. Per questo c’è bisogno del vostro
aiuto.
Ragazzi di strada durante un’assemblea del Mojoca |
Cosa stiamo facendo:
Con le foto che Laura Pelliciari ha scattato tra il febbraio e il
maggio del 2012 a Città del Guatemala, durante un periodo di
volontariato con l’équipe di strada del Mojoca, e con parte delle
testimonianze raccolte intervistando gli stessi ragazzi di strada che
hanno voluto raccontarci la loro storia, abbiamo preparato un
libro fotografico di circa 150 pagine.
maggio del 2012 a Città del Guatemala, durante un periodo di
volontariato con l’équipe di strada del Mojoca, e con parte delle
testimonianze raccolte intervistando gli stessi ragazzi di strada che
hanno voluto raccontarci la loro storia, abbiamo preparato un
libro fotografico di circa 150 pagine.
Ora abbiamo bisogno di stamparlo e diffonderlo il più possibile.
Più copie venderemo, più soldi potremo donare al Movimento per
consentirgli di portare avanti le proprie attività.
Più copie venderemo, più soldi potremo donare al Movimento per
consentirgli di portare avanti le proprie attività.
Cosa potete fare voi:
-
Prenotare una o più copie del libro, che avrà un costo di
15€ ciascuna. -
Impegnarvi a distribuire un certo numero di copie del libro
nella vostra zona, attraverso la vostra associazione o la vostra
cerchia di contatti. -
Aiutarci a raccogliere la somma necessaria per la stampa, che
si aggira intorno ai quattromila euro per una tiratura di mille
copie. Potete donare una cifra anche minima, farci un prestito, o
collaborare con noi alla raccolta dei fondi necessari. -
Promuovere l’iniziativa su Facebook, Twitter e altri social
network, condividendo il link a questa pagina.
Per contattarci scrivete all’indirizzo email
associazione.ramingo@gmail.com.
Sarete ricontattati al più presto per prendere accordi più precisi.
associazione.ramingo@gmail.com.
Sarete ricontattati al più presto per prendere accordi più precisi.
Andrea e Laura per l’Associazione Interculturale Ramingo
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